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MICROSORVEGLIANZA

L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 7 del 21/2/2010

MICRO SORVEGLIANZA

Periodicamente si scatena il dibattito sulla videosorveglianza, sulla sua opportunità, a scopo preventivo o a scopo di indagine quando il danno è fatto, e sui relativi limiti legati a quella ossessione legalizzata che si chiama privacy. Quando si sente questo termine si è indotti a ritenere che, da qualche parte, davanti ad uno schermo, ci sia qualcuno, un essere umano, che sorveglia e, se necessario, interviene, agisce, dà l’allarme. Neanche per sogno. Dall’altra parte c’è, se va bene, un videoregistratore, che trasferisce su cassetta ciò che la telecamera “vede”. Se registra, a noi non è dato sapere; cosa eventualmente registra invece, è facile da capire. Nel sottopassaggio della stazione ferroviaria le telecamere, comunali, hanno una portata limitata: quando sono orientate con criterio, vedono solo da vicino. Da lontano, prima o poi trovano l’ostacolo, lo schermo, orizzontale o verticale, oltre il quale per i malintenzionati è zona franca. Capita poi che la telecamera si sposti, magari perché qualche burlone si diverte, e così finisce per inquadrare solo per terra: il “vicino” diventa “vicinissimo” e l’area controllata si restringe al minimo, praticamente una micro sorveglianza. Succede che resti in questa posizione per giorni e giorni, a volte settimane. E’ lecito chiedersi se gli incaricati se ne accorgano, se abbiano modo di accorgersene, o se tutto sia lasciato al caso, come pare. Forse anche per gli addetti alla videosorveglianza, ci vorrebbe… la videosorveglianza.

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