L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 27 del 16/7/1995
PER CHI NON VUOL VEDERE
I disabili non sono solo quelli in carrozzina e le barriere architettoniche non sono solo quelle costituite da uno scalino in più o da una porta stretta. Per i non vedenti l’ostacolo più grande è l’incertezza: sentire il rombo di veicoli che sfrecciano in zona pedonale, dove invece non dovrebbero nemmeno passare, urtare contro una vettura sopra il marciapiede che lì non dovrebbe sostare, attraversare la strada sulle strisce pedonali al semaforo con il rosso che scatta prima di aver raggiunto il lato opposto. Le persone per così dire normali sono abituate a sempre nuovi compromessi, adattandosi alle trasgressioni, alle inadempienze e all’indifferenza del prossimo e delle autorità, inventandosi sempre nuovi paraocchi per far finta di non vedere e non sentire, producendosi in acrobazie fisiche e mentali sempre nuove, per non finire in paranoia. A un non vedente non si possono imporre paraocchi né acrobazie, perché la sua condizione glie ne ha già inflitti a sufficienza. Se dunque le persone normali si adattano ai tempi semaforici pedonali regolati non per persone comuni ma per chi ha la pazienza di Giobbe ed il fisico da centometristi olimpionici, altrettanto non si può accettare per i non vedenti, che hanno diritto di attraversare la strada con le apposite segnalazioni acustiche funzionanti e con i tempi appropriati alla loro condizione. Ma forse, come dice il proverbio, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e, soprattutto, peggior cieco di chi non vuol vedere.