L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 16 del 19/4/1998
MISTA CICLABILE
Il codice della strada definisce la pista ciclabile come “parte longitudinale della strada opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi” (art. 3); secondo il dizionario italiano Sabatini Coletti, “riservato” significa “destinato esclusivamente ad alcune persone o ad alcuni usi”. Se dunque la pista ciclabile, è “destinata esclusivamente” “alla circolazione dei velocipedi”, quelle che il Comune di Foligno ha realizzato in Via Roma ed in Viale Firenze non possono essere spacciate come tali, perché sono in larga parte in condominio con i pedoni (le principali vittime di questa iniziativa) i quali poveretti non potrebbero passare altrove, dato che per realizzale sono stati soppressi i marciapiede; senza considerare poi che, impunemente e sistematicamente, sono percorse da ciclomotori, intralciate da autovetture in sosta e spazzate da veicoli che svoltando travolgono i ciclisti. E continuano a chiamarle piste ciclabili. “I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono” (art. 180 c.s.); qualcuno lo ha già imparato a proprie spese. Ma come si fa a pretenderlo? Non bastassero i pericoli e gli intralci, vi è stato istituito il limite di velocità di 10 km/h, una velocità da passeggio, mortificante per un pedalatore. Per rispettarla sarebbe necessario l’uso del tachimetro, che non è previsto sui velocipedi, i quali però, se possono avere una larghezza fino ad un metro e trenta (art. 50 c.s.), quando si incrociano su una sede larga a malapena un metro e mezzo devono tirare a sorte per chi passa prima. Nessun problema, invece, per quanti hanno deciso un tale imbroglio: anche se sono disposti a tutto pur di “restare in sella”, emerge infatti evidente dai risultati che “pedalare”, e pedalare sul serio, loro non sanno nemmeno cosa sia.