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AFRILE DURO DORMIRE

L’IMPRESSIONE- Gazzetta di Foligno n. 43 del 5/12/1999

AFRILE DURO DORMIRE

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Quando arrivarono, sopra i container, pardon, sopra i moduli abitativi, non c’era nulla. Dalla fabbrica sono usciti così. Le tettoie di lamiera furono aggiunte dopo, per limitare l’azione degli agenti atmosferici, la pioggia e la neve d’inverno, il sole d’estate. Chissà se qualcuno, nel concepirle o nel fissarle, oltre a neve pioggia e sole, aveva pensato al vento che, a distanza di due anni, ne avrebbe fatte volare via parecchie. Eppure ad Afrile, quando fu allestito il campo container, gli abitanti del luogo lo avevano detto che lì il vento soffia forte. Come pure che la linea elettrica era troppo vicina. Macché. Parole… al vento, appunto. Eccoci ad oggi. Due container scoperchiati e sconquassati, gente che si è ferita per poterne uscire, lamiere che svolazzando sono andate a schiantarsi contro altri container e che ora, planate sul piazzale, aspettano solo le prossime folate per decollare di nuovo, per finire chissà contro chi o contro che cosa. “Chi di dovere” non se ne cura: unica preoccupazione è stata quella di esiliare al campo di Capodacqua gli occupanti dei due container danneggiati e che non saranno né riparati né sostituiti. E le bestie? E i campi? Che si arrangino! Ogni giorno occorre fare la spola su e giù in mezzo alle montagne. E pensare che i campi container erano nati proprio per consentire alla gente di restare vicina alle proprie case. Ma ad Afrile chissà se si ricostruirà mai. Si continua infatti a mormorare da più parti che il nuovo paese sorgerà altrove. Come altri. Un esilio che rischia di essere solo l’inizio.

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