L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 38 del 21/10/2007
FONTE DI SFASCIO
Foligno, “città dell’acqua”. La faccia di bronzo di chi ha inventato questa colossale presa per i fondelli è senza pari. Non solo il fiume cittadino, il Topino, è sempre di più il simulacro di sé stesso, defraudato delle sorgenti e, più di recente, anche degli affluenti, ma fonti e fontanelle sparse per il territorio sono ormai vittime di una sistematica opera di abbandono e di soppressione. Il passante, il viandante, il turista, l’escursionista che ha bisogno di dissetarsi deve ormai ricorrere alla bottiglia di acqua minerale spesso acquistata a caro prezzo. Con l’alibi paradossale della penuria d’acqua nella città dell’acqua, incapaci di dotarle di un rubinetto a pulsante che eviti gli sprechi, si mandano in rovina fontane che resistono da tempo immemore. Una è quella di Via Scarpellini, che recentemente non solo è stata prosciugata ma, nell’operazione, ha perso anche i pezzi, come anche quella recentemente rimessa al suo posto a San Paolo. Il “cappello” della fontanella è infatti sparito in entrambi i casi, sicuro indizio di una demolizione appena iniziata. E’ solo questione di tempo. Emblematico il caso della fontanella di Via delle Ceneri, sfasciata due volte e alla fine fatta scomparire senza mai fornire motivazione. Silenzio assoluto, scaricabarile indegno: sulle fontanelle ma anche su tante altre nefandezze fatte passare in modo subdolo. Più che città dell’acqua, Foligno è la città dell’acqua in bocca.