L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 14 del 11/4/2010
DIFFERENZIATI
Lo scrissi nel numero 24 del 2008, “La fine del messe”: nei contenitori dei rifiuti “oltre a quelli alimentari che teoricamente sfamerebbero chissà quanta gente del terzo mondo, si possono trovare scarti di beni in perfetto stato, buttati solo perché non piacciono più, perché passati di moda o perché hanno lasciato posto all’ultimo modello, come oggetti tecnologici, capi d’abbigliamento o, come nella foto, scarpe, magari pagate a caro prezzo e che non vengono più messe”. Allora l’obiettivo era puntato dentro al contenitore dei rifiuti. Stavolta vediamo l’altro lato della medaglia: quello che tanta gente scarta disinvoltamente può essere una importante risorsa per chi vive in dignitosa modestia. Chi fruga dentro uno scatolone di vestiti depositato nei pressi di un cassonetto è una normale donna immigrata che passa insieme al suo bambino; cercando bene, spera di trovare qualche capo utile per la sua famiglia. Noi ci sentiamo civili perché buttiamo via ogni ben di Dio e così ci illudiamo di “far girare l’economia”. Forse più civili di noi sono quelli che del nostro spreco saprebbero fare tesoro.