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FAME DI GIOSTRA

L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 23 del 20/6/2010

FAME DI GIOSTRA

La Quintana è una festa, ma per assistere alla giostra si deve pagare il biglietto; è uno spettacolo, ma si vedono troppi manichini ambulanti che interpretano solo sé stessi limitandosi ad indossare l’abito, e l’unica musica che si sappia eseguire in proprio continua ad essere quella dei tamburi; è una competizione tra rioni, ma dentro le mura risiede ormai una netta minoranza della popolazione folignate; è una gara equestre, ma poco cavalleresca, dato che non si è mai visto nessuno” gioir di vittoria anco s’arride altrui”, e non del tutto nobile, vista la massiccia presenza di “popolani” che nel 1613 è difficile pensare che stessero dalla parte di qualche aristocratico cavaliere. Popolani rionali che fanno un tifo da stadio di calcio dentro e fuori l’ex stadio di calcio, alias “campo de li giochi”, e che, per farlo meglio, seduti in gradinata, non si fanno mancare nulla, nemmeno un’abbondante provvista di vivande, pane, vino, salumi, formaggi e quanto di meglio possa soddisfare non solo lo stomaco ma anche il palato. La Giostra è sempre troppo lunga, le energie spese sempre molte, ed è normale che ad una certa ora, tra un anello e l’altro, venga appetito. La fame da Giostra si aggiunge alla fame di Giostra. Date “circenses”, ma il “panem” non può mancare.

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