L’OBBIETTIVO – Gazzetta di Foligno n. 14 del 17/4/1988
CROCEFISSO ED INVENTARIO
Pasqua è passata, sia per chi si è ingozzato con agnello, vernaccia, colomba alle mille delizie ed uova di cioccolato con sorpresa, sia per chi ha commemorato la passione sulla croce e celebrato la resurrezione. Di croce. però, si continua a parlare nelle pagine di cronaca per almeno due fatti: Il primo relativo ad una direttrice didattica di Trevi che ha proibito al parroco di benedire le aule, il secondo relativo ad una insegnante di Cuneo che si batte perché dalle aule scolastiche venga tolto il crocefisso. Proprio su quest’ultimo fatto Enzo Biagi su “La Repubblica” del 31 marzo ha espresso un interessante parere, sostenendo che l’immagine umana e sofferente di Gesù sulla croce non solo non può offendere nessuno, ma anzi può essere di speranza e di confronto per chiunque, anche se non credente. Con Enzo Biagi sono d’accordo, ma la sua posizione non esaurisce l’argomento: sì, d’accordo, la croce non offende nessuno, però è innegabile che sono in tanti ad offendere quella croce che per molti è simbolo di fede. Un esempio per tutti, che la mia macchina fotografica non ha potuto fare a meno di registrare entrando in un pubblico ufficio di una città del meridione: quel crocefisso simbolo di fede per tanti cristiani e magari di conforto per molti non credenti, era stato marchiato per ben due volte con le regolamentari placchette di inventario. C’è ben da chiedersi se siano più dolorosi i chiodi della crocefissione o le targhette di inventario di una burocrazia che espone un simbolo di fede ma lo tratta come un tavolo od un armadio qualsiasi.