L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 21 del 11.6.2017
CROCEVIA
Lo svincolo di Scopoli è risorto! Esulta la gens valmenotresca. Dato per morto e sepolto a febbraio scorso, quando il governo lo dichiarò come opera non prioritaria, riesumato ad aprile con un nuovo progetto di minore impatto ambientale, salvo trovare la copertura di spesa necessaria, pari a circa sette milioni di euro, ora torna a respirare grazie ad un provvidenziale terremoto, a seguito del quale sono stati stanziati fondi per la ricostruzione, dai quali, alla politica svincolante, non è sembrato vero di poter attingere. Una manna dal cielo, alla faccia degli sfollati. Il presidente ANAS ha tenuto a precisare che lo scopo è assicurare un tragitto alternativo per la Valnerina. Un tragitto che già esisteva ma che ora, per risparmiare una decina di minuti di percorrenza, può ben svilupparsi da Casenove per una strada disastrata come la provinciale “Sellanese” ma non può iniziare con i primi dieci chilometri della storica ed ancora valida “Val di Chienti”, che così ANAS stessa rinnega. Chi ci capisce è bravo. Di “resurrezione” a Scopoli si parlava già nel 1998, per un progetto di arti figurative che ha visto autori di tutta Italia realizzare le loro opere sulle pareti esterne dei container che ospitavano gli sfollati. Quegli stessi container ormai abbandonati e accantonati nel Villaggio Menotre, con le pitture che svaniscono nel tempo e che il Comune di Foligno in primis non si è mai curato di preservare. Una di queste opere, di Enrica Mogavero e Donata Zambelli, rappresenta in rilievo un crocefisso, realizzato con materiali comuni, che per questo ha resistito più delle altre, non si sa ancora per quanto. Col senno di poi, un segno eloquente del travaglio scopolano: più che di una croce, il simbolo di un incrocio incompiuto, perché senza svincolo. Ora forse, se il diavolo MIBACT non ci mette di nuovo la coda, la passione è finita. Scopoli risorta, dal crocefisso al crocevia, sarà tutta un’altra cosa.