L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 7 del 23.2.2020
LETARGO
Come l’Italia per Metternich, Scanzano è considerata dai più non una frazione ma solo un’espressione geografica, un fastidioso intralcio per gli spostamenti in carrozza tra Vescia e San Giovanni Profiamma. Specie ora, che all’attesa del treno al passaggio a livello si aggiunge quella del verde al semaforo a chiamata pedonale al ponte sul Topino, messo di recente dall’area lavori pubblici, di malavoglia e con quattro anni di ritardo. Ridicoli quei detrattori della giunta Zuccarini che bollano l’impianto come una spesa inutile, pur se deciso e finanziato proprio dalla giunta Mismetti. E pensare che Scanzano era un’importante realtà economica, grazie al regio stabilimento militare di vettovagliamento, poi centro nazionale delle poste; dove pure, secondo Arcamone, i partigiani avrebbero dovuto consegnare le armi, se la tregua convenuta nel 1944 con i fascisti e i tedeschi non fosse poi andata a monte (Cavallo) per causa di questi ultimi. I numerosi e cosmopoliti camminatori sui tragitti segnati potranno ora evitare di essere acciaccati sulla storica passerella pedonale poi divenuta carrabile non si sa come, continuando però a procedere con cautela sulla tappezzeria di buche e rattoppi dentro al paese. Se la via esterna è stata asfaltata di recente, per la via interna, scrive l’ufficio preposto, si dovrà invece attendere la bella stagione. Chi si contenta gode. Al letargo non si comanda.