L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 18 del 17.5.2020
FRATE MINORE
Gli slogan del virus. “Io resto a casa”: furbesca sintesi di una norma inesistente, orgoglio di clausura, vessillo di obbedienza e parola d’ordine di delazione, in voga anche ora che il guinzaglio si è allungato. “Andrà tutto bene”: illustrato con arcobaleni a colori variabili, chi se ne importa di trentamila morti e delle vittime della strage economica da pandemia, basta che vada bene a noi. “Milano non si ferma”: stendiamo un velo pietoso. “Foligno non si spegne”: declinato con il Palazzo Comunale illuminato dal tricolore nazionale proiettato da fari posti su un trespolo allestito all’angolo del Palazzo delle Canoniche. Proprio dove, a fine marzo, doveva invece essere collocata una scultura bronzea, opera di Pietro Battoni, a rappresentare quanto narrato dalla storica lapide soprastante, in ricordo dell’episodio della vita di San Francesco che, su questa piazza, vendette il suo cavallo e le stoffe del padre per ricostruire con il ricavato la chiesa di San Damiano. Invece, causa emergenza, non solo niente scultura ma, per giunta, la storica lapide semi nascosta dalle propaggini del trespolo supplente. Chi ne ha curato la messa in opera non se ne è dato pena. L’emergenza passerà ma l’ottusità non conosce crisi.