L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 12 del 27.3.2011
GERUSALEMME
>
La Corte Europea di Strasburgo ha accolto il ricorso dell’Italia ed ha riformato la decisione della Commissione sentenziando in via definitiva che l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche non configura violazione dei diritti dell’uomo. Quella cattolica romana non è più religione di Stato dal 1984, e per questo le motivazioni sostenute dall’Italia sono basate sulla identità culturale e di valori di cui il crocefisso è simbolo. Abbiamo appena festeggiato il 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia ma nelle aule scolastiche non esiste obbligo né consuetudine di esporre anche la bandiera italiana, come invece all’esterno, che quanto ad identità culturale e civile nazionale dovrebbe essere il simbolo per eccellenza. Allo stesso modo, in rarissime chiese è esposto il crocefisso all’esterno, spesso nemmeno la semplice croce, che invece come simbolo di fede è sempre presente all’interno. Il crocefisso è una presenza non contestata ma diffusa nei luoghi di sofferenza, come gli ospedali, talvolta con curiosi accostamenti. Di recente ne ho sbirciato, in un ufficio, uno appeso sopra una bacheca che quei burloni dei sanitari hanno etichettata come “muro del pianto”, certo con riferimento a questioni interne, che però, a Gerusalemme, è il luogo più sacro dell’ebraismo. D’altronde anche il Calvario, luogo della crocefissione, è usato comunemente in forma metaforica. Gerusalemme si evoca così, citando due dei suoi luoghi simbolo. Ne manca uno, di ispirazione islamica, questa è infatti città sacra di tre religioni, ma tempo al tempo, arriverà anche quello.