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PERPETUA AD ORE

L’IMPRESSIONE – Gazzetta di Foligno n. 33 del 30.9.2018

PERPETUA AD ORE

Nei Vangeli si narra della “Ultima Cena” solo in quelli “sinottici”, in modo simile tra loro ma non identico. In tutti e tre i libri (CEI 1974), Gesù “spezzò” il pane e “lo diede” ai suoi discepoli; dice “prendete” solo in Matteo e Marco, dice “mangiate” solo in Matteo, dice “fate questo in memoria di me” solo in Luca. Non risulta invece che abbia detto “adorate”, nemmeno dalle Scritture successive. Eppure l’adorazione del “Santissimo Sacramento” dell’Eucarestia, in cui la “transustansiazione” è uno dei misteri di fede, assume forma di culto. La Chiesa Cattolica la raccomanda quale “prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore”. Esistono allo scopo guide e riti di preghiera. Di recente, in un congresso eucaristico organizzato a Liverpool dalla chiesa cattolica britannica, è stato svolto il tema di come insegnare ai bambini a pregare davanti al “Santissimo”, indicando, ad esempio, di “far sedere i bambini in una posizione che consenta loro di vedere bene il Santissimo e dar loro la possibilità di concentrarsi su quella prospettiva, usando delle candele o della luce soffusa”. Nella cappella di un monastero folignate si svolge la “adorazione perpetua” ma, essendo solo in orario stabilito, l’aggettivo non è esatto. Perpetua è la “luce perpetua” della preghiera “L’Eterno Riposo”; sarebbe meglio definirla “quotidiana”, come “quotidiano” è il “nostro pane” del “Padre Nostro”. Sta di fratto che l’orario originario è cambiato e le pecette sovrapposte ad indicare quello vigente si sono sbiadite. Al mistero di fede si aggiunge il mistero dell’orario perpetuo.

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