L’INPRESSIONE — n. 1 del 17.1.2021
SANTI CHIUSINI
Ha scritto per la circostanza Luca Radi, presidente della Pro Foligno, in un commento su Facebook, che Francesco “non fece un’azione da poverello ma, da mercante qual era, semplicemente vendette le stoffe preziose sottratte al magazzino del padre ed anche il cavallo, i denari li portò al prete di San Damiano per ristrutturare la chiesa”. In pratica rubò al padre per dare ai preti. Come inizio non c’è male. Però, visto con gli occhi dei posteri, lui era santo, e quindi quel gesto, compiuto nella piazza di Foligno, ben lungi dall’essere biasimato, è divenuto un evento storico, tanto che sotto alla targa già presente sul Palazzo delle Canoniche, è stato aggiunto di recente un monumento scultoreo a commemorarlo, collocato con tanto di cerimonia. Tutti ad ammirare e lodare il capolavoro ma nessuno che, nemmeno preventivamene, abbia ben guardato per terra. Ora, infatti, sotto al manufatto bronzeo, fanno bella mostra alcune opere prive di qualunque attinenza artistica, storica o francescana: dei chiusini, più o meno grandi, di servizi a rete. Un accostamento, anche sul piano estetico, decisamente di disturbo. Speriamo almeno che, tra questi chiusini, non ci sia quello della fognatura.
Sergio Fortini